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Gianni Amelio ed Antonio Albanese nella conferenza stampa di L'Intrepido

04/09/2013 | Interviste | |
Gianni Amelio ed Antonio Albanese nella conferenza stampa di L'Intrepido

Accolti in maniera mite dai giornalisti presenti in sala, il regista Gianni Amelio, il co-sceneggiatore Davide Lantieri e il protagonista del film “L’intrepido”, Antonio Albanese, hanno partecipato alla conferenza stampa di stamane.
Al regista è stato subito chiesto l’idea, le origini che hanno portato a creare e mettere in scena un film di questo tipo. “Il mio è un film fortemente fuori moda, lo so, che non si appiattisce sulla realtà come pellicola di denuncia. Con sarcasmo e ironia, attraverso una metafora leggera, abbiamo provato a raccontare la vita di un uomo che assomiglia a due icone del mio passato: un antieroe dei fumetti che leggevo da ragazzo come L’Intrepido e Charlot”.
Perché concludere il film con un parallelismo fra ansia e panico per un giovane e ed un adulto sulla cinquantina? È voluto? A questa domanda Amelio ha risposto, guardando con un tono amaro al futuro: “Faccio compiere ad Antonio, il padre, un gesto necessario per la generazione che oggi si affaccia alla vita. La nostra è una generazione che ha subito grandi batoste ma che ha sempre reagito, quella dei giovani di oggi mi sembra più fragile e non so come reagirà a ciò che il futuro gli riserva”.
È poi intervenuto il co-sceneggiatore Davide Lantieri, raccontando l’approccio con Amelio e con il progetto, in particolare l’idea di concentrarsi sul tema della precarietà: “Per raccontare benissimo questo problema c’è Report. Noi siamo partiti dal racconto di persone della mia età che conosco, ma anche e soprattutto da spunti letterari come Se questo è un uomo di Primo Levi, in cui si capisce che in ogni inferno l’uomo si costruisce una sua storia e gli esseri umani si ricordano di essere uomini e non bestie”.
Albanese ha invece raccontato il suo approccio al personaggio interpretato dicendo: “E' il personaggio più trasgressivo che abbia fatto al cinema. E' un personaggio che mi appartiene perché arrivo da una famiglia operaia e a 15 anni ho cominciato a fare dei lavori manuali, poi mi sono mantenuto facendo qualsiasi mestiere, dal barista al cameriere. E' stato un momento bellissimo - rivela - mi sentivo più sicuro e indipendente. Questi lavori mi hanno dato la possibilità di concludere l'accademia”.

Alice Bianco

 


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